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Benvenuti a tutti sullo spazio dedicato agli studenti di Mediazione Linguistica offerto dal COLLETTIVO NO PASARAN.
Saranno inserite periodicamente tutte le iniziative che presentiamo con relative foto e commenti.
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mercoledì 21 gennaio 2009

prossimi appuntamenti

Martedi 27 gennaio
ore 14.00 network dei collettivi della statale per l'autoformazione

ore 16.30 Dibattito: Il mondo arabo, così vicino, così lontano. Uno sguardo contro la guerra di civiltà
Parteciperanno Massimo Campanini e Francesca Forte

Primo: l'indignazione. Non vi è altro da dire, di fronte alla distruzione di una striscia di terra con la densità di popolazione della periferia di Napoli, o di Città del Messico, un milione e mezzo di persone sono chiuse in una prigione a cielo aperto e adesso bombardate. Case sventrate, centinaia di bambini uccisi, scuole, ospedali, moschee distrutte, interrotto ogni collegamento, compresi quelli sotterranei per acuire la pesantezza di un assedio che se non fosse per le bombe al fosforo sembrerebbe una riedizione di episodi medioevali.
Non esistono convenzioni sui diritti umani, non esiste legge internazionale, esiste la forza brutale e apparentemente ceca di un sovrano che ha deciso di farla finita con la determinazione dei sudditi, degli esclusi a diventare cittadini come gli altri, di uno Stato, di due Stati, poco importa in questo momento... ciò che conta sono le morti e le distruzioni.
Per questo non ci interessa a dire che siamo al fianco di qualcuno, per esserlo dovremmo probabilmente condividere la stessa sorte, come fanno, in modo per nulla neutrale moltissimi operatori "umanitari" che restituiscono a questa parola il peso dell'etimologia che la lega ad umanità e irrimediabilmente la dovrebbe contrapporre a "guerra". Non ci interessa tifare, non interesserebbe a nessuno il nostro tifo, ma diciamo senza un minuto di esitazione che il diritto a resistere è sacrosanto come il diritto a vivere, che chi si batte per non morire schiacciato dai tank, chi spara oltre la striscia, chi spara sui riservisti di Tsahal sceglie di non accettare l'attesa della morte impotente.
Secondo: fatemi capire. Eppure, oltre a tutto questo, oltre all'indignazione che ci ha portato in piazza, abbiamo sentito subito il desiderio di capire, oltre un bacino d'acqua che ci separa, un alfabeto che non conosciamo e una cortina fumogena chiamata scontro di civiltà, costruita con cura dal pensiero neoconsrvatore negli ultimi venti anni (la Cia finanziava ancora i tlebani mentre Samuel Huntingthon, il giullare di corte di Washington, scriveva il libro "Scontro di civiltà"). Cosa accade nel mondo arabo, chi si oppone alle dittature complici del massacro in questi giorni sfilando nelle piazze, quante storie differenti si celano dietro a tutto ciò che i nostri quotidiani chiamano fondamentalismo islamico, ebbene laicamente ed ereticamente, convinti che "la buona notizia è che Dio non ci serve", pure chiediamo di sapere.
Conoscere significa cercare di immaginare le parole, le vite che trascorrono al di quà e al di là del muro come trasformano ragazzi coetanei, tra loro e con noi in vittime e carnefici di una guerra senza fine che dura dal 1948. Preferiamo chiederci che razza di democrazia sia quella in cui viviamo, in cui la cittadinanza appartiene ad alcuni e non a tutti, piuttosto che additare Israele come una democrazia incompleta rispetto alle nostre, preferiamo chiederci come si possa annidare l'atrocità, la pavidità e l'accettazione di questa militarizzazione totale di una società contro un popolo vicino, come ci si possa nascondere dietro al paradigma della guerra al terrorismo, come la paura possa arrivare a tanto, o forse, più materialmente, come possano arrivarci gli immensi interessi dell'industria militare.
Terzo Noi non vogliamo avere paura: Per questo abbiamo scelto di oranizzare un ciclo di incontri, con una tavola rotonda sula guerra in corso, oltre alle iniziative di finanziamento per le ambulanze a Gaza e alle manifestazioni, lo offriamo a tutti come occasione per dire io ho provato a capire, quando tutti avevano altro per la testa, quando tutti avranno paura io saprò con chi prendermela.